Il green influencer

Il green influencer

Negli ultimi tempi le attività umane hanno avuto un forte impatto negativo sull’ambiente e questa tematica ha acquisito sempre più rilevanza, anche nel mondo dei social. Per sensibilizzare maggiormente il pubblico su questo tema ormai sempre più “urgente”, in molti si sono cimentati in post e contenuti pro-ambiente: è nata così la figura del green influencer.

Vediamo chi sono e cosa fanno nello specifico, oltre a scoprire insieme i più famosi.
In generale l’influencer è una figura che, come dice il nome, grazie alla propria influenza sui canali social trasmette messaggi positivi o promozionali ai propri followers tramite la condivisione di contenuti. In questo specifico caso, il green influencer pubblica sui suoi profili social argomenti dedicati alla sostenibilità e all’inquinamento ambientale. Il suo scopo è quello di sensibilizzare il pubblico e spronarlo a compiere gesti quotidiani che possano contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.

La piattaforma social dove i green influencer sono più attivi è sicuramente Instagram, seguita da Facebook. Sul terzo gradino del podio infine troviamo TikTok; la presenza di quest’ultimo fa ben sperare poiché è utilizzato prevalentemente dai più giovani, la cui sensibilizzazione verso i temi ambientali è fondamentale affinché questa generazione possa essere più dedita alla salvaguardia dell’ambiente, forse più delle generazioni precedenti.

Ma quali sono i green influencer più seguiti al mondo?

Al primo posto della classifica ovviamente troviamo l’attivista Greta Thunberg, ormai quasi maggiorenne. Greta è un’attivista svedese che concentra le sue energie su temi come lo sviluppo sostenibile e il cambiamento climatico, che sta mettendo a rischio la vita sul nostro pianeta. Su Instagram è seguita da circa 14,3 milioni di persone e quotidianamente pubblica contenuti riguardanti la crisi climatica e la tutela dell’ambiente, volti a sensibilizzare i suoi followers.

Tra gli infleuncer del green più famosi al mondo c’è anche Leonardo Di Caprio, con molti più “seguaci” di Greta su Instagram (circa 56 milioni di followers) anche grazie alla sua carriera di attore, ma che usa il social media soltanto per promuovere azioni benefiche a favore dell’ambiente. Tra le innumerevoli iniziative, la sua associazione ha donato circa 20 milioni di dollari per l’ambiente e salvato una foresta in Guatemala.

E in Italia? Chi sono i green influencer italiani più seguiti?

Tra le green influencer italiane spicca il nome di Federica Gasbarro, biologa e attivista contro i cambiamenti climatici. Conta circa 24.000 followers su Instagram ed è stata scelta dalle Nazioni Unite per rappresentare tutti i giovani italiani che lottano per un futuro migliore al primo convegno per il clima tenutosi al palazzo di vetro di New York nel 2019.

Alex Bellini, invece, è un esploratore conosciuto soprattutto per le sue imprese estreme, come le traversate oceaniche a remi. Il suo profilo Instagram conta circa 70.000 followers e condivide quotidianamente contenuti relativi all’ambientalismo, alla sostenibilità e alla lotta contro il cambiamento climatico.

Lisa Casali, è invece una scienziata ambientale e una cuoca creativa; si occupa, tramite il suo blog, di divulgare ricette biologiche a basso impatto ambientale.

E’ quindi evidente che il fenomeno del Green Influencer non è più soltanto una moda per incrementare i followers sui social media, ma una realtà consolidata, un punto di riferimento per tutti coloro che fanno il tifo attivamente per l’ecologia e per un pianeta migliore.  

Guida al risparmio in bolletta

Guida al risparmio in bolletta

Dopo mesi ininterrotti di caldo, a tratti anomalo, dicembre è inevitabilmente arrivato, con tutti i suoi vantaggi e svantaggi. Certo, c’è il Natale e tutte le festività che tanto amiamo, la neve che fa capolino sulle vette delle montagne, i cenoni esagerati con amici, parenti e colleghi, ma arriva anche il freddo, che se non gestito al meglio può causare numerose problematiche. Alla salute e al portafoglio. E questo non ci piace. Dunque è necessario assumere un comportamento corretto, facendo attenzione a poche ma fondamentali regole. Diamo loro un’occhiata insieme. Prima di cominciare è importante verificare che l’impianto di riscaldamento funzioni al meglio, facendo fare la dovuta manutenzione alla caldaia. L’importanza di avere un sistema aggiornato e in buone condizioni, che non consumi quantità ingenti di energia, è alla base di una buona riuscita.

1) Mantenere una temperatura costante

Scegliete una temperatura uniforme per tutte le stanze. Questo farà sì che il calore si distribuisca adeguatamente nella casa, evitando dispersioni e ottimizzando i consumi, con una temperatura consigliata dagli esperti tra i 18 e i 20 gradi.

2) Evitare la dispersione di calore verso l’esterno

La dispersione del calore è uno dei principali fattori che fa aumentare l’importo delle bollette. Non importa quanto siano nuovi gli infissi di casa, bisogna migliorare le proprie abitudini quotidiane: prima fra tutte il cambio d’aria. Bastano 10 minuti al giorno, niente di più, per un ricambio soddisfacente dell’aria nell’ambiente domestico. Esistono anche degli oggetti e apparecchiature a supporto delle nostre buone istruzioni: si va dai più semplici serpentoni paraspifferi fino ai panelli riflettenti che, installati tra calorifero e parete, riducono efficacemente la dispersione del calore.

3) Non vestirsi come fosse estate

Anche se si è nella propria casa, non è sensato indossare abiti fuori stagione. È giusto tenere il termostato sulla temperatura consigliata e indossare capi caldi, il risultato sarà comunque confortevole.

4) Non appoggiare panni o vestiti sul termosifone

Per quanto possa far comodo asciugare i vestiti sui radiatori, queste pratiche ostacolano la diffusione del calore e sono fonte di sprechi.

5) Non schermare i caloriferi con tende o mobili

Come nel caso dei panni, coprire i termosifoni con tende, rivestimenti o mobili, frena la libera circolazione dell’aria calda. Evitando questo comportamento si otterrà un risparmio circa del 10% sulla bolletta.

Ricorda che ogni grado in meno sul termostato equivale a una riduzione di circa il 6% sulle spese di riscaldamento. Un accorgimento che risulta essere positivo anche per la salute: un’aria meno calda è più salubre ed evitare gli sbalzi di temperatura espone in misura minore ai malanni di stagione.

Ma non abbiamo ancora risposto alla domanda più annosa, quella che ci poniamo tutti quando sopraggiungono i primi freddi: Tenere il riscaldamento sempre acceso conviene? Accendere il riscaldamento solo qualche ora al giorno o cercare di mantenere la temperatura costante in casa? Cosa mi fa risparmiare di più?

Usando il riscaldamento ad intermittenza, possiamo vedere facilmente come il funzionamento di quest’ultimo comporti una serie di problemi e relativi costi:

1) Maggiore manutenzione della caldaia. Sollecitare il funzionamento della caldaia alla massima potenza le causa un notevole stress meccanico, che sottopone le sue componenti ad una maggiore usura e dunque ad un maggiore rischio di guasti.

2) Elevato consumo di gas. Dato che l’ambiente da riscaldare è freddo da molte ore, l’impianto di riscaldamento deve contrastare l’inerzia dell’ambiente, che da freddo tende a raffreddarsi ulteriormente. Ciò provoca una dispersione termica elevata e di conseguenza un elevato consumo di gas.

3) Scarso comfort termico. Una volta acceso il riscaldamento dopo lo spegnimento prolungato, data l’intensa attività della caldaia, i termosifoni raggiungeranno temperature elevate, tanto da scottare. Nonostante ciò, percepiremo una sgradevole sensazione di freddo nell’ambiente, dovuta al fatto che le pareti sono ancora fredde e, attraverso un effetto radiante, trasmettono il freddo nell’ambiente. Inoltre, quando finalmente la temperatura in casa sarà diventata accettabile, sarà passato molto tempo, anche 2 o 3 ore.

Il funzionamento continuato del riscaldamento, invece, comporta una minore differenza termica rispetto ad un uso del riscaldamento intermittente. Infatti, lasciando acceso il riscaldamento, seppure al minimo, la temperatura non scenderà mai sotto un certo valore, garantendo una temperatura di partenza più alta. Questo offre una serie di vantaggi:

1) Buon funzionamento della caldaia. Il funzionamento continuo dei termosifoni, seppure al minimo, garantisce una funzionalità meno gravosa e più fluida della caldaia. Con uno sforzo minimo, sarà possibile mantenere una temperatura adeguata e costante in tutte le stanze della casa, senza sollecitare eccessivamente i suoi circuiti interni, che quindi si logoreranno meno e dureranno più a lungo.

2) Maggiore comfort domestico. Tenendo il riscaldamento acceso, la caldaia lavora meno intensamente: i termosifoni rimarranno tiepidi, evitando fastidiosi sbalzi di temperatura. Inoltre, ci donerà un piacere impagabile tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro e trovare ad accoglierci una casa calda e confortevole.

3) Minori consumi. Se si mantiene acceso il riscaldamento, una volta tornati a casa, basterà alzare il termostato per ottenere un maggiore calore in tempo inferiore: la differenza termica tra la temperatura di partenza e quella impostata sarà, infatti, minore. Dunque, la caldaia dovrà lavorare per meno tempo e con una potenza inferiore per ottenere lo stesso risultato, riducendo così i costi. Chiaramente, anche tenere sempre acceso il riscaldamento comporta dei costi: mantenere una temperatura domestica costante, soprattutto nelle stagioni fredde o di notte, ha chiaramente un impatto non trascurabile sui consumi.

Ecco, speriamo che grazie a questo piccolo vademecum virtuale possiate avere le idee più chiare riguardo ad un tema annoso e complesso, ancor di più in questi ultimi anni.

Chi si trucca è perduto?

Chi si trucca è perduto?

Ormai non ci sono dubbi: i consumatori fanno più attenzione a ciò che mangiano e a ciò che si mettono sulla faccia. Ma c’è di più: le abitudini di acquisto sono cambiate e ora gli utenti vanno in cerca non semplicemente del prodotto o del packaging green ma di entrambe le soluzioni, insieme!

Ma perché? E’ una vera presa di coscienza sulla sostenibilità ambientale oppure siamo di fronte all’ennesimo fenomeno di massa? Proviamo oggi a concentrarci sul make up green, che ormai rappresenta circa il 15% del settore cosmetico.

La natura ci offre tantissime possibilità per ottenere dei prodotti “totalmente verdi” efficaci e performanti, come i pigmenti minerali, cosi come l’utilizzo di oli e burri naturali, finanche alle polveri e ai minerali naturali, come argille, amidi e farine. Insomma, le possibilità sono davvero molteplici e performanti per un make
up alternativo. Ciò che gli esperti consigliano è eliminare le materie prime più impattanti sull’ambiente: siliconi, derivati del petrolio e coloranti sintetici.

Il dubbio del consumatore è del tutto lecito: va bene il trucco, ma per struccarsi? La risposta degli esperti non ha tardato ad arrivare: basta utilizzare dischetti di cotone detergibili, che si possono lavare in lavatrice per una pulizia più profonda. Invece per un sorriso a trentadue denti “verde”? Si può utilizzare dentifricio in polvere oppure direttamente le pastiglie da masticare, comode anche per chi viaggia spesso e da tenere sempre in borsa.


I consumatori sono però insaziabili, la richiesta è anche quella di avere cosmetici confezionati in un packaging che sia il più possibile riciclato e/o riciclabile, oppure cosmetici proposti in soluzioni refill, quindi riutilizzabili. Detto fatto: fra gli esempi di “bella sostenibilità” si può citare il primo mascara al mondo con vuoto a rendere. L’applicatore si compra solo la prima volta, le successive basta ricaricare il contenuto a confezioni in vetro. Ogni ricarica acquistata permette di risparmiare circa 3,12 tonnellate di imballaggi multi materiale e 18 tonnellate di vetro.

Per concludere è importante ricordare che tantissimi brand hanno scelto di percorrere la strada del “cruelty free”, cioè di vendere esclusivamente prodotti non testati sugli animali. Soluzione, anche questa, molto apprezzata dai consumatori più attenti. Anche se l’interesse e la diffusione aumentano, ancora manca una regolamentazione ufficiale univoca che definisca con esattezza i cosmetici “naturali”, via via indicati come bio, green, vegani.


Per verificare che un cosmetico sia davvero verde, e non cadere nella rete del greenwashing, l’ecologismo di facciata, occorre controllare che non siano presenti sostanze che hanno subito un processo chimico indicate con termini in inglese, a differenza di quelli di derivazione vegetale che hanno invece nomi latini.

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