Siamo noi i campioni dell’Europa Sostenibile 2024!

Siamo noi i campioni dell’Europa Sostenibile 2024!

I Campionati Europei di calcio sono cominciati da due settimane, ma è da adesso che si comincia a fare sul serio. Gli Azzurri sono i campioni in carica, devono difendere il titolo conquistato 3 anni fa. Tutti facciamo il tifo per l’Italia, perché in fondo il calcio durante queste manifestazioni mette d’accordo tutti o quasi, aldilà dei colori delle squadre per le quali normalmente tifiamo: se gioca l’Italia torniamo ad essere italiani veri, “alla Toto Cutugno”.

Ma la domanda chiave è un’altra, almeno per noi di IGL: saremo anche campioni di sostenibilità?

Mettere in piedi un Europeo, con tantissime squadre provenienti da tutta Europa, e quindi una quantità esorbitante di partite da giocare, lo sappiamo, non dev’essere per niente facile. L’Uefa, assieme alla Germania, compagine che organizza il torneo, ha tanto da fare affinché tutto vada per il meglio. “Vogliamo che questo sia il torneo di calcio più sostenibile di sempre” affermano i dirigenti tedeschi e quelli dell’Uefa.

E allora vediamo nel dettaglio quali sono gli intenti.

  • Richiesta di un grande impegno da parte di tutti gli stakeholder (federazioni nazionali, giocatori, tifosi, città ospitanti, autorità locali e partner) per creare un impatto collettivo.
  • Super attenzione a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della sostenibilità sociale e ambientale, grazie a campagne e iniziative durante tutta la durata del torneo.
  • Grande impegno nel provare a ridurre l’impronta di carbonio del torneo attraverso un calendario delle partite per cluster geografici e soluzioni di mobilità intelligente.
  • Inoltre, l’assunzione della responsabilità per le emissioni di carbonio inevitabili creando un fondo per il clima, che finanzierà progetti ambientali gestiti da società calcistiche amatoriali in Germania. 
  • Per quanto riguarda gli stadi e le strutture di EURO 2024 sono stati progettati tenendo conto della sostenibilità, massimizzando l’efficienza nel consumo di energia e acqua
  • In tema di Economia circolare, ci sarà una gestione della produzione di rifiuti in tutti e dieci gli stadi attraverso il principio delle 4R: riutilizzare, ridurre, riciclare e recuperare (i rifiuti). 
  • In linea con la dichiarazione dei diritti umani, EURO 2024 metterà in pratica tutta una serie completa di misure progettate per garantire il benessere e la sicurezza di tutti i partecipanti e degli spettatori.

Insomma, EURO 2024, sembra essere davvero un torneo per tutti, lavorando con le città ospitanti, gli stadi e i partner su diverse misure di accessibilità per garantire che il torneo offra un ambiente accogliente per chiunque.  Con il programma FootbALL, poi, lo sport verrà “sfruttato” come catalizzatore per la promozione di un cambiamento positivo nella società. Il messaggio è semplice ma significativo: nel calcio, tutti sono benvenuti. Con questo concetto olistico l’idea è quella di contribuire al successo di EURO 2024 e porre un’ulteriore pietra miliare sulla nostra missione di sostenibilità per ispirare, attivare e accelerare l’azione collettiva a sostegno della sostenibilità sociale e ambientale all’interno del calcio europeo.

E che vinca il migliore… cioè l’Italia!

Funghi trifolati per lei? No grazie, li uso per il packaging

Funghi trifolati per lei? No grazie, li uso per il packaging

Il settore del packaging si trova in un momento cruciale, spinto dalla necessità di trasformare radicalmente la propria impronta ambientale per rispondere alle sfide della sostenibilità globale. L’obiettivo è quello di creare modelli sostenibili di produzione e consumo nel mondo degli imballaggi, adottando soluzioni che riducano l’impatto ambientale senza compromettere l’efficacia dei prodotti.

Oggigiorno, i packaging utilizzati nei più vasti settori, rappresentano ormai un pilastro fondamentale per l’economia globale, ma la loro produzione e gestione hanno contribuito significativamente all’inquinamento e alla riduzione di risorse

Basti pensare alla plastica, usata per molto tempo senza regole che ne indicassero limiti e indicazioni di utilizzo e smaltimento. 

La Commissione Europea ha proposto piani ambiziosi per diminuire drasticamente i rifiuti di imballaggio, con l’obiettivo di ridurne la produzione pro capite di plastica entro il 2040, incentivando riutilizzo e riciclo.

Nel panorama attuale, fortunatamente, esistono già numerose soluzioni che contemplano l’uso di materiali compostabili, biodegradabili, rispettosi dell’ambiente. Basti pensare allo specifico settore del foodpackaging, dove si è puntato sempre più sull’eliminazione del superfluo, creando confezioni più leggere, sostituendo o eliminando del tutto la plastica in favore del riciclo, del recupero e della riduzione delle emissioni.

Gli ultimi due anni c’è stato un particolare fervore di idee e soluzioni innovative, che potrebbero ridefinire il futuro del packaging sostenibile grazie all’uso di materiali alternativi.

Per esempio?

  • Alga-based packaging: realizzati con alghe biodegradabili, offrono un’alternativa ecologica e compostabile rispetto ai materiali tradizionali. Gli imballaggi realizzati a base di alghe usano una materia totalmente naturale e molto versatile. 
  • Imballaggi idrosolubili: si dissolvono a contatto con l’acqua ma garantiscono ai prodotti la corretta protezione e, ovviamente, consentono di ridurre drasticamente i rifiuti dopo l’uso. 
  • Stampa 3D per imballaggi: grazie a questa tecnologia, l’imballaggio può essere stampato completamente o parzialmente intorno al prodotto, in modo da utilizzare solo il materiale necessario e ridurre al minimo l’uso della plastica, adattandosi alle forme specifiche dei prodotti.
  • Packaging basati su micelio di funghi: sfruttano il micelio, cioè la radice dei funghi, come collante naturale per aggregare scarti del settore agroalimentare e trasformarli in un materiale ignifugo, fonoassorbente, resistente agli urti e impermeabile da usare negli imballaggi, soprattutto per proteggere prodotti preziosi come quelli del luxury e del design. Alla fine del suo ciclo di vita, l’imballaggio viene smaltito nell’umido o come concime per la coltivazione.
  • Carta d’ostrica: La carta d’ostrica è ottenuta da residui di scarto del processo di produzione della pelle.

 

  • Packaging piantabile: la carta da seme completamente biodegradabile viene creata utilizzando semi selvatici; quando l’imballaggio raggiunge la fine del suo ciclo di vita, può essere piantato per far crescere nuova vita.

Come vedete, il futuro del packaging si sta trasformando attraverso innovazione e impegno per un’economia circolare.

Le aziende stanno investendo sempre più risorse nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni sostenibili per ridurre l’impatto ambientale del packaging, rispondendo alla crescente domanda di soluzioni eco-friendly da parte dei consumatori. 

Con un approccio collettivo e creativo, il settore del packaging sta aprendo la strada verso un futuro sostenibile e responsabile…Ma ancora molto resta da fare!

Continua a seguirci, ne abbiamo ancora delle belle da raccontarti.

Italia Gas e Luce e la sostenibilità, sempre mano nella mano.

La curiosità uccise il gatto, ma non l’ecologia

La curiosità uccise il gatto, ma non l’ecologia

Come ci piace fare ogni tanto, cerchiamo di andare a scovare curiosità green divertenti, ma anche utili. Perché diciamoci la verità, tante volte le buone intenzioni non portano sempre ad un comportamento corretto. Un po’ la stanchezza, un po’ il poco tempo a disposizione, un po’ il “tanto che cambia?!”, insomma finiamo per dimenticarci di essere persone civili e rispettose dell’ambiente.

Ma c’è il vostro Magazine di IGL che vi riporta sulla retta via e vi fa risuonare in testa le svegliette ecologiche.

Driiinnn!

Lo sapevate che la maggior parte degli elettrodomestici consuma energia anche quando è in stand-by? Probabilmente no. Negli Stati Uniti, secondo gli ultimi studi, gli apparecchi elettronici in stand-by consumano più energia di quanta ne riescano a produrre tutti gli impianti fotovoltaici del paese. Il consiglio valido in generale, per tutti gli apparecchi elettrici, è evitare lo stand-by, ricorrere alle multi-prese e utilizzare un wattmetro che ci aiuti a capire quali sono gli apparecchi energivori, prestando loro maggiore attenzione. Il frigorifero è in prima posizione in quanto a consumo, ma di certo quello non si può spegnere!

Driiinnn!

Lo sapevate che si può produrre energia anche dalla spazzatura? Questa non è male, approfondiamo!

È proprio dagli scarti che viene rilasciato il metano, un gas naturale, il quale, essendo un gas serra, può essere utilizzato per la produzione di energia, ed è un ottimo modo per evitare che venga immesso nell’ambiente. Attraverso le nuove tecnologie di cui sono dotati gli impianti di ultima generazione, 4 tonnellate di spazzatura sono in grado di sprigionare l’energia di una tonnellata di petrolio, 1,5 tonnellate di carbone o 5 di legno. Gli inceneritori di seconda generazione, anche noti come termo-valorizzatori, oltre a bruciare i rifiuti recuperano il calore sviluppato durante la combustione e lo riutilizzano per produrre vapore; quest’ultimo, a sua volta, viene convogliato e sfruttato per produrre energia elettrica o calore tramite il teleriscaldamento.
Un bene per il pianeta, un grosso vantaggio anche per noi!

DRIIINNN!

Lo sapevate che la Norvegia ottiene circa il 99% di tutta l’energia elettrica di cui necessita dall’acqua? In questo modo guadagna il primato di paese in cui l’energia idroelettrica è più efficiente. Grazie all’abbondanza di riserve d’acqua e di salti, la nazione ha potuto dotarsi di ben 31GW di potenza installata idroelettrica in grado di produrre ogni anno 144TWh di energia, pari a circa la metà del fabbisogno italiano.

Inoltre, in Norvegia l’acqua occupa circa il 5,05% della superficie totale. Questa frazione può sembrare insignificante, fino a quando non si scopre che la Norvegia ha la seconda più grande percentuale di acqua rispetto alla terra a livello globale, dietro solo al Canada con l’8,93%. In più, tra i corpi idrici ci sono i fiordi norvegesi. Con oltre 1.000 fiordi che attraversano il Paese, la Norvegia è il Paese che ospita il maggior numero di fiordi al mondo. Con questa risorsa idrica viva e attiva a disposizione del Paese, la Norvegia si vanta di essere la nazione europea con la più alta capacità idroelettrica.

Che ne dite? Vi sono piaciute?

Se ne volete altre, scrivetelo nei commenti. Chiedete e vi sarà dato. Come sempre: IGL, dalla parte del cliente.

Al prossimo articolo!

Hai voluto la bicicletta? E allora usala!

Hai voluto la bicicletta? E allora usala!

Un filosofo cinese dell’antichità amava dire che “la parte più difficile di un viaggio è la porta “. Questo perché, nonostante la volontà e le buone intenzioni, iniziare un percorso nuovo può rivelarsi arduo, soprattutto all’inizio, quando non si sa da che parte girarsi. Se non si trovano risposte ai dubbi o non si hanno esempi da seguire, è molto facile che le motivazioni vengano meno: oggi parliamo del Bike to Work.

Partiamo dall’inizio, ovvero dal momento in cui nasce dentro di noi la volontà di provarci, di dire “quasi quasi ci vado in bici”. Visto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, vediamo come colmare quel vuoto. Alzi la mano chi, quando ha pensato “quasi quasi vado al lavoro in bici” non sia stato immediatamente inondato di pensieri che mettevano in discussione ogni motivazione. “Sì ma ci sono troppe auto: come faccio?” “Già ma poi cosa la pago a fare l’assicurazione della macchina?” “E poi come faccio se sudo?” “Ma con ‘sto freddo, all’aperto?”

Per superare i timori iniziali si può usare un metodo molto semplice: scrivere le proprie intenzioni. Prendete un foglio bianco e tracciate tre righe verticali, che saranno le colonne della tabella. La prima colonna la chiameremo “Vantaggi”:

– Risparmiare

– Restare in forma

– Evitare il traffico

Nella seconda colonna che chiameremo “Svantaggi”:  

– Pericolo

– Alzarsi prima

– E per fare la spesa?

Ora, per ogni svantaggio o timore che avete scritto, valutate se esiste una soluzione concreta che potete mettere in atto e scrivetela nella terza colonna: la Soluzioni. Poi, contate i vantaggi che avete inserito nella prima colonna e gli svantaggi che sono rimasti senza soluzione e fate un paragone: quali sono in maggior numero? Questo metodo è molto pratico e funzionale perché permette di avere una visione a 360° del progetto e capire che molto spesso i nostri timori sono infondati.

Usare la bicicletta per andare a lavorare non è solo cambiare mezzo di trasporto, ma quasi una scelta o una filosofia di vita. Saremmo disonesti se dicessimo che sarà tutto bello, facile e vi ritroverete a pedalare in mezzo alla natura con il sole sulla faccia. Ci sono dei problemi da affrontare, usare diversi metodi per trasportare le proprie cose o per organizzare il proprio tempo, ma non è niente di impossibile.

La prima cosa da fare è trovare la bicicletta giusta: da città o da viaggio, è indifferente. L’importante è che sia la vostra bici, sia della vostra misura e che l’abbiate regolata in base alla vostra corporatura. Una volta trovata, il resto è soltanto organizzazione pratica: problemi logistici che si possono risolvere facilmente.

Infine, dato che raramente abbiamo corsie dedicate, dobbiamo considerarci come degli utenti della strada a tutti gli effetti, che dobbiamo dividere con automobili, motocicli e pedoni, per cui vedremo in maniera approfondita come comportarci in ogni situazione, per garantirci la massima sicurezza possibile.

Che dire, il nostro viaggio è cominciato e abbiamo imboccato la porta giusta, quella che ci condurrà a cambiare decisamente modo di muoverci. Noi di Italia Gas e Luce lo facciamo da sempre.  Qualcuno potrebbe dire: Facile! Avete la sede in Versilia, a Lido di Camaiore, siete già abituati agli spostamenti in bicicletta sul mare, quindi non fate testo! Può anche essere vero, ma vi possiamo assicurare che, superati i primi dubbi, la strada sarà solo in discesa. Provateci e non ve ne pentirete. Il nostro filosofo cinese ne sarebbe davvero soddisfatto.

Un cliente felice è il nostro unico obiettivo

Un cliente felice è il nostro unico obiettivo

Devo ammetterlo, quando ho cominciato a collaborare con Italia Gas e Luce ne sapevo ben poco di energia rinnovabile, carbon fossili, combustione, lettura di bollette, pun, pod, volture, ecc… Come credo la maggior parte di voi. Arrivava la bolletta e la pagavo, poi dopo è arrivato il rid bancario, la rateizzazione, ma finiva sempre che dovevo pagarla, e sperare solo che fosse più bassa del bimestre precedente. Lamentarsi non serviva a niente, e soprattutto non cambiava le cose. Questo era il mercato tutelato, dove l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, detta ARERA, stabiliva i costi e le condizioni dei contratti energetici.

Con l’avvento del Mercato Libero, invece, i costi e le condizioni contrattuali sono fissati direttamente dai fornitori di energia. Ecco che abbiamo avuto a possibilità di scegliere il fornitore e l’offerta che meglio si adattavano alle nostre esigenze. Decisamente la svolta. Innegabile la confusione iniziale, e ora che si fa? Sarà meglio o peggiorerà ancora? Considerazioni lecite e comprensibili. E via con ricerche compulsive in rete per non farsi trovare impreparati, ovviamente trovando di tutto, offerte imperdibili, indimenticabili, irripetibili, irrinunciabili. Ci siamo cascati, ci abbiamo creduto, come potevamo fare diversamente!

Poi, però, ci siamo fatti furbi, abbiamo cominciato a selezionare, come con le mail spam, abbiamo imparato a riconoscere e ad allontanare le sirene di Ulisse.

Noi di Italia Gas e Luce ci teniamo alla trasparenza, non quella dei vestiti in estate sia chiaro, sto parlando di trasparenza e sincerità nei confronti di chi ci sceglie, e questo diventa quasi una missione. Un cliente felice è il nostro unico obiettivo. Lavoriamo quotidianamente per farlo.

A cominciare da chi sta in azienda, che con gentilezza e competenza risponde alle vostre chiamate. Non per niente possiamo vantare un servizio a cinque stelle, certificato da Google

Fornendovi solo Energia rinnovabile, proveniente da fonti rinnovabili, anche questo certificato.

Proponendo offerte sempre nuove e al passo con le vostre necessità.

Al momento, tra quelle attive, c’è la Doppio Sconto, che ti fa avere 60 euro di sconto in bolletta se passi con con entrambe le utenze, e dopo dodici mesi che sei cliente, per il primo anno, ti restituisce il 50% di cashback sui consumi effettuati.

Ma come dimenticare la Business plus, dedicata ai nuovi clienti IGL. Se passate con noi con 1 utenza commerciale (con almeno 1.000€ di fatturato mensile) e 2 utenze domestiche, riceverete uno sconto di 3 centesimi per kWh sulla tariffa delle utenze elettriche per 12 mesi + il rimborso del 25% sull’utilizzo mensile medio della materia energia ogni 12 mesi rimane sempre valido.

Queste sono le offerte per i nuovi arrivati, ma non vogliamo certo dimenticare chi decide di restare con noi. La vostra fedeltà a Italia Gas e Luce sarà sempre premiata con un cashback annuale del 25%, per tutto il tempo in cui resterete in fornitura.

E, ultimo ma non ultimo, per i clienti IGL, il programma di risparmio “Porta un Amico”, che vi premia con uno sconto in bolletta per sempre per ogni amico che portate. Amico dopo amico arriverete ad azzerare le vostre bollette. Non c’è limite agli amici che potete portare e il vostro sconto sarà permanente!

È evidente che passare con IGL conviene, ma restare lo è ancora di più!

Il consiglio è sempre quello di dare un’occhiata al nostro sito “italiagaseluce.it” per trovare tutti i dettagli sulle offerte e le condizioni.

Stai con noi di IGL, vedrai che non saremo mai la tua nuova mail che finisce nello spam!

Oops you did it again, Banksy

Oops you did it again, Banksy

“Oops… i did it again” cantava Britney Spears in una sua celebre canzone dei primi anni 2000. Ed è quello che ci viene in mente ogniqualvolta, letteralmente dal nulla, appare una nuova opera di Banksy, il celebre e anonimo street artist.

Di cosa si tratta questa volta?

Un nuovo murale, apparso nel cuore di Finsbury Park, quartiere multiculturale a nord di Londra, nella notte tra domenica 17 e lunedì 18 marzo. La paternità dell’opera è stata rivendicata nella giornata di lunedì dallo stesso Banksy,  attraverso la pubblicazione dell’immagine sul suo profilo Instagram.

Si tratta di un murale posizionato strategicamente su muro bianco di un edificio, posto dietro ad un albero, che raffigura una donna a grandezza naturale, realizzata nello stile stencil classico di Banksy, che tiene in mano un tubo a pressione con cui ha appena spruzzato vernice verde sulla parete del palazzo. Con l’albero in primo piano e centrato sulla parete, la vernice simula il fogliame della pianta, che è stata potata ed è quindi spoglia, e che ora sembra riprendere vita.

Nel giorno di San Patrizio, l’artista da sempre attento ai dettagli, ha usato esattamente la stessa tonalità di verde che l’Islington Council usa per i suoi cartelli stradali per ridare vita, sebbene in un modo evidentemente falso e sintetico, a un albero morente.

Lunedì mattina, numerosi residenti del quartiere si sono riuniti per ammirare l’opera d’arte ed esprimere il loro orgoglio e la loro felicità per la scelta dell’artista di posizionare la sua opera proprio nel loro quartiere.

Banksy da sempre utilizza l’arte come elemento di critica e riflessione. In questo caso, l’opera può essere interpretata come una critica alla progressiva perdita di spazi verdi nelle aree urbane e alla conseguente diminuzione della biodiversità.

Questo gesto simbolico riflette una presa di posizione sull’importanza di preservare e valorizzare il nostro ambiente naturale, anche nei contesti urbani più grigi, popolari e trascurati​​.

L’albero, elemento centrale e musa ispiratrice dell’opera, simboleggia la resistenza della natura in città, anche quando quest’ultima sembra essere in declino o trascurata. Il gesto di “ridare vita” all’albero con la vernice verde rappresenta metaforicamente la necessità di un intervento umano consapevole per preservare e rinvigorire gli spazi naturali urbani. Il messaggio è chiaro: la natura è in difficoltà e spetta a noi aiutarla a rigenerarsi.

Anche quest’ultima opera di Banksy offre, dunque, uno spunto di riflessione importante sull’impatto dell’urbanizzazione sull’ambiente e sulla responsabilità collettiva di prendersi cura degli spazi verdi urbani. In un’epoca di crescente consapevolezza ecologista, l’arte assume un ruolo cruciale nel comunicare messaggi urgenti e stimolare un dibattito pubblico su come si possa e si debba lavorare per un futuro più verde e sostenibile.

A noi di Italia Gas e Luce piace sia l’arte che l’ecologia, lo sapete bene. Quindi il messaggio che vogliamo far arrivare a Banksy, è che nel caso in cui volesse creare un’opera sulla facciata della nostra azienda a Lido di Camaiore, noi siamo a sua completa disposizione. Anche se è già molto bella così.

Animali domestici vegani, sì o no?

Animali domestici vegani, sì o no?

Il dibattito è tortuoso per gli umani, figuriamoci per i nostri tanto amati animali domestici. Mangiare esclusivamente vegano fa male alla loro salute? È possibile nutrire i nostri cani e gatti senza carne né pesce?

Cerchiamo di capirci qualcosa di più, senza pregiudizi o prese di posizione integraliste.

Secondo recenti studi, sia cani che gatti, possono avere un’alimentazione vegetariana o vegana, a patto di non improvvisarsi veterinari, ma solo affidandosi a medici specializzati. Rispettando queste condizioni, è ormai provato che ci possono essere anche diversi benefici per la salute dell’animale. 

Dei ricercatori del Dipartimento di Scienze animali dell’Università dell’Illinois, hanno effettuato un test su 12 femmine di beagle sane e alimentate con tre prodotti commerciali (crocchette), due dei quali a base vegetale, in un caso con cereali, il secondo senza, mentre il terzo era a base di pollo. I beagle sono stati sottoposti a una dieta controllata classica per una settimana, in modo da partire da una situazione il più possibile simile; quindi, sono state nutrite esclusivamente con uno dei tre prodotti per due settimane. Alla fine, sono stati controllati i parametri del sangue, la composizione del microbiota intestinale e delle feci e le condizioni generali di salute. Le due diete vegane si sono rivelate altamente digeribili (all’80%) e anzi, hanno aumentato la quantità di fibre e oligosaccaridi e migliorato così la qualità delle feci (con un odore molto meno intenso del solito, a causa della minore produzione di indoli e fenoli). Il microbiota intestinale, inoltre, è risultato più vario e con una presenza maggiore di una ventina di specie note per essere benefiche, mentre gli esami del sangue hanno evidenziato una diminuzione di colesterolo e trigliceridi e un profilo delle cellule del sangue migliore. 

I risultati sembrano quindi promuovere a pieni voti un tipo di alimentazione che, oltretutto, essendo decisamente meno ricca di grassi, può aiutare i cani in sovrappeso od obesi a non ingrassare ulteriormente.

Questo non deve stupire perché i cani e i gatti, come gli esseri umani, non hanno bisogno di specifici ingredienti, ma di specifici nutrienti, che si possono trovare in numerosi alimenti anche di derivazione non animale. Nel caso dei prodotti utilizzati si tratta di ricette appositamente studiate da nutrizionisti veterinari, che contengono, tra l’altro lenticchie, carote, piselli, ceci, patate dolci, zucca, mele e mirtilli in quantità specifiche, tali da corrispondere pienamente ai criteri dell’Association of American Feed Control Officials (Aafco) per un’alimentazione completa e bilanciata.

Ciò che si deve evitare, è giusto ripeterlo, è il ‘fai da te’: dare al proprio cane o al proprio gatto una dieta vegetale fatta in casa e senza il supporto di un veterinario può comportare rischi non trascurabili di far sviluppare pericolose carenze.

Italia Gas e Luce, come sempre, fa il suo dovere, mettendosi continuamente in discussione, e accettando il confronto su tutti i temi d’attualità. Ancor più sulle tematiche a noi care, quelle che fanno del bene al pianeta. Ciò che è certo è che ognuno è libero di fare la propria scelta, ma, come diciamo noi, meglio se dopo essersi documentati a dovere.

Tutto qui. Il mondo sta andando in una direzione ben precisa, chi non lo vede o non lo riconosce, rimane inesorabilmente ancorato ad un passato ottuso.

Noi di IGL guardiamo sempre al futuro, non possiamo farne a meno.

Diteci la vostra, alla prossima! 

Chi pulisce a primavera?

Chi pulisce a primavera?

Giardini in fiore, sole, giornate che si allungano… sono tutti indizi della primavera ormai alle porte. Una stagione che però è anche sinonimo delle famose pulizie di primavera.  

Dì la verità, ti sono già venuti i brividi? Niente paura, si sa che pulire non è un lavoro divertente ma se ben organizzato può essere un’ottima occasione per spolverare in quelle parti più recondite della nostra casa, fare un ricambio d’aria negli ambienti e fare ordine tra le tante cose accumulate in inverno.  

E magari per dare una svolta green anche alle nostre pulizie, così che a beneficiarne non sia solo la nostra casa ma anche l’ambiente? Ecco alcuni semplici consigli e trucchi che possono esserci utili per diminuire il nostro impatto ambientale, abbandonando alcune vecchie abitudini.  

Partiamo dalle basi. Innanzitutto, non possono mancare gli stracci nel nostro kit per affrontare le pulizie di primavera. Recuperiamo allora vecchie tovaglie e lenzuola ormai inutilizzate e, dopo averle ridotte in pezzi di stoffa di dimensioni più piccole, la faranno da padrone per la pulizia di mobili e vetri. Anche i maglioni di lana usati possono avere una seconda vita: con le loro proprietà elettrostatiche, sono possibili alleati nella raccolta di polvere e pelucchi.

Vuoi semplici soluzioni fatte-in-casa, ecologiche per lucidare i tuoi mobili ma non sai come fare? È più semplice di quanto tu possa pensare. Basta avere a disposizione due ingredienti fondamentali: bicarbonato e aceto. Il bicarbonato pulisce qualsiasi superficie lavabile, ma anche i tappeti e i materassi in quanto combatte gli acari della polvere ed elimina gli odori. L’aceto è, invece, efficacie contro il calcare e nella pulizia dei vetri. Tra i mille modi in cui potranno essere utilizzate queste soluzioni eco-friendly c’è anche la pulizia dei nostri elettrodomestici. È importante, infatti, prendersi cura costantemente di tutte le nostre apparecchiature così da allungarne la vita e migliorare le prestazioni energetiche, diminuendo i consumi e l’impatto sull’ambiente.  

Prima di iniziare è necessario un ultimo importante passaggio: fare ordine tra gli oggetti che abbiamo accumulato nelle nostre case negli anni. Hai sentito parlare di decluttering? Una vera e propria filosofia di vita: eliminare tutto ciò che è superfluo e che non utilizziamo da tempo, così da alleggerire le nostre giornate riducendo le cose che ci circondano all’essenziale. Ricordiamoci che la soluzione per disfarci di questi oggetti non è mai gettarli nell’indifferenziato. Infatti, anche se li consideriamo ormai inutili, possono essere rivenduti o regalati ad altre persone o. al limite, possiamo gettarli, rispettando però le regole della corretta raccolta differenziata.  

È utile, quindi, armarsi di uno scatolone, in cui riporre le cose che vogliamo donare e vendere, e di sacchi della spazzatura per le differenti tipologie di rifiuto, tenendo in mente che per alcuni rifiuti, soprattutto se ingombranti, sarà necessario recarsi all’isola ecologica del proprio comune o prenotare l’apposito servizio di ritiro. Lasciarli sul marciapiede o di fianco al cassonetto è da barbari!

Per noi di Italia gas e luce l’arrivo della primavera vuol dire nuova energia pulita, nuovi stimoli a far sempre meglio. Per “ripulire” i nostri progetti dalle energie negative che si sono sedimentate durante l’inverno. Siamo certi che lavorando insieme vivremo i prossimi mesi alla grande!

La natura delle Donne fa eco

La natura delle Donne fa eco

Il termine Ecofemminismo è stato coniato nel 1974 da Françoise d’Eaubonne, per esprimere la necessità di vedere strettamente collegate la lotta per i diritti delle donne e quella per la salvaguardia dell’ambiente. Dopo ormai 40 anni, con i tempi  e le necessità in continua evoluzione, è nata una nuova generazione di “eco-guerriere“. L’intenzione è quella di azzerare il gender gap, cancellare i pregiudizi verso le donne e combattere per la tutela ambientale e la protezione di natura, ecosistemi e animali. Due battaglie che a un primo sguardo potrebbero avere poco altro in comune oltre al desiderio di cambiare lo status quo, ma che in realtà sono intrinsecamente legate. La considerazione di base è che la condizione delle donne e quella ambientale siano strettamente legate e che non sia possibile risolvere i problemi dell’una senza affrontare anche l’altra.

In Francia a portare alta la bandiera dell’ecofemminismo è Solène Ducrétot, giornalista e attivista eco-femminista che da anni sottolinea l’importanza di concepire la società nel modo più inclusivo e ugualitario possibile, comprendendo dunque non solo donne e uomini ma anche la natura e tutti gli altri esseri viventi. «Oggi persistono molte disuguaglianze di genere, tra cui il lavoro non retribuito delle donne, lo sfruttamento dei loro corpi o la violenza contro di loro. – spiega a Madame Figaro – L’ecofemminismo è un modo di pensare radicale e universale che mira a ripensare la nostra società nel suo complesso. Proteggere la natura dovrebbe essere un valore condiviso da tutti, non un attributo femminile. Ed è proprio perché ci siamo disconnessi da quelli che vengono identificati solo come valori femminili, come l’empatia, la gentilezza, la cura, che ci troviamo di fronte a tutte le crisi attuali. I diritti delle donne sono i primi a venire minacciati quando c’è una crisi». 

E non è un caso che siano di una donna – giovanissima – il volto e la voce della prima persona che ha reso le crisi climatica un argomento attuale, attirando anche l’attenzione dei più giovani e portando a un dibattito mondiale: Greta Thunberg, la giovane eco-guerriera che ha lanciato Fridays for Future e spinto un’intera generazione a scendere in strada per combattere per il pianeta in cui vive.

In Italia una delle più forti esponenti dell’ecofemminismo è Laura Cima, già deputata, Presidente del primo Gruppo Parlamentare Verde a maggioranza femminile. Cima dal suo blog dà voce al movimento eco-femminista italiano invitando ad abbracciare una visione più inclusiva delle disuguaglianze sociali.

«Per le ecofemministe il primo linguaggio da considerare, in armonia con la natura in cui siamo immerse, è quello del corpo, delle emozioni e dell’empatia, dell’amore e della non violenza nelle relazioni con tutti i viventi, della nostra e delle altre specie animali e vegetali – spiega Cima sul suo blog – Per questo le astrazioni generiche non ci piacciono perché coprono una legittimazione del modello contro cui lottiamo da sempre».

Chi sostiene con forza la necessità di adottare uno stile di vita “sostenibile, etico e consapevole con un approccio sistemico” è Alice Pomiato, attivista nota sui social come @aliceful: quasi 44mila follower su Instagram. «Scegliere di mettere nella borsa della spesa cereali, legumi, frutta, verdura, oli, semi, erbe e lasciare carni, pesci, uova e latticini, è una scelta personale, collettiva, politica – scriveva qualche tempo fa. Una scelta personale è decidere se studiare fisioterapia anziché filosofia, se andare al lavoro a piedi o in bici, se mettere le scarpe chiuse o inaugurare i sandali. Continuare a consumare, promuovere e difendere un sistema che sfrutta terra, animali, persone e li trasforma in prodotti impattanti da vendere ovunque e il più possibile, significa andare volutamente dalla parte opposta del progresso. Perché continuare a chiamarla ‘scelta personale’ se la situazione ambientale è oggettiva e riguarda tutti, e non solo la singola persona?». 

Della stessa generazione di “influencer green” fa parte anche Cristina Coto, che dopo avere lavorato per diversi anni nel campo della moda ha deciso di cambiare vita e dedicarla alla promozione di valori come la sostenibilità, l’inclusività e la lotta per i diritti delle donne: «Il benessere delle donne riguarda chiunque, e l’emergenza climatica ne è fortemente connessa –spiega la Coto – Questa non è una questione femminista, non solo, lo dicono gli scienziati: l’emancipazione e l’educazione femminile è tra i 6 piani più efficienti per contrastare i cambiamenti climatici. Le donne libere e scolarizzate sanno gestire meglio l’economia domestica, le gravidanze, evitando quelle indesiderate, e hanno molte più probabilità di contribuire allo sviluppo economico e sociale».

Per noi di IGL, dare voce a queste Donne che hanno deciso di dedicare la vita alla difesa dei loro diritti e di quelli dell’ambiente è il modo migliore per festeggiare la Festa dell’8 marzo. Perché, è giusto sognare, ma solo se poi si prova a realizzarli quei sogni, lottando giorno dopo giorno.

Il mondo che piace a noi è quello dove si prova a cambiare le cose.

Buon 8 marzo a tutte le Donne da Italia Gas e Luce.

Non comprare vestiti per un anno è possibile?

Non comprare vestiti per un anno è possibile?

Nella giungla della rete è facile perdersi e non trovare più la via del ritorno. Offerte imperdibili, proposte allettanti, mondi paralleli luccicanti e ingannevoli. Non si sa più a chi credere, e il malumore e la reticenza serpeggiano a tal punto che si arriva a pensare che tutto sia un grande bluff. Poi piano piano, standoci su, navigando quotidianamente, si affinano gli strumenti per “discernere il bene dal male”. Insomma, ci facciamo furbi, per dirla semplice. E va a finire che qualcosa di buono in questo mare di melma si riesce pure a trovare.

Il mondo delle Challenge lo abbiamo conosciuto una decina di anni fa, con la prima, indimenticabile sfida: il secchio di acqua ghiacciata rovesciato in testa per beneficienza, una sfida a prova di infarto! E giù litri d’acqua gelida in ogni dove, per strada, in giardino, sul terrazzo, davanti ad un pubblico, con qualche “Epic fail” davvero divertente. L’importante era farlo e filmarlo, poi chissà quante donazioni sono veramente arrivate a destinazione! Da lì si è aperta una voragine: tutti a sfidarsi, in nome della tipica spavalderia internettiana che inesorabilmente si scioglie come neve al sole quando la realtà bussa alla porta e ti presenta il conto. Ma anche in questo campo le cose buone si trovano, sfide che vanno nella direzione giusta, o almeno nella direzione che piace a noi di IGL. “No buy – One year”, per esempio. Traducendo alla lettera, non è nient’altro che “Non comprare per un anno”. Cosa? Si tratta di una vera e propria sfida a non acquistare nuovi capi di abbigliamento per 365 giorni, soprattutto dalle piattaforme di fast fashion. La challenge mira a sensibilizzare i consumatori sulle tante conseguenze negative che derivano dagli acquisti presso i colossi globali. Queste sono ormai disastrose, sia in termini ambientali che per quanto riguarda le condizioni dei lavoratori.

Il mercato del fast fashion non è una novità. Ha fatto il suo esordio sul mercato negli anni ’80, ma è stato con il passare dei decenni che i ritmi sono diventati sempre più frenetici: oggi, non a caso, si parla addirittura di ultra-fast fashion. Colossi dell’abbigliamento sfornano centinaia di migliaia di nuovi prodotti ogni giorno, puntando su sconti effettivamente convenientissimi che fanno leva sulle dinamiche che caratterizzano il cosiddetto shopping. Tutti vogliono tutto e subitola moda è usa e getta e sembra quasi impossibile pensare di indossare uno stesso capo due volte. Scarsa qualità e trend che si alternano senza sosta fanno il resto. Le conseguenze di questo modello di business sono disastrose e devastanti. Il mondo è costellato di discariche a cielo aperto, con rifiuti tessili che ormai è impossibile smaltire. Le emissioni di carbonio sono sempre più ingenti e i lavoratori sono sottoposti a ritmi di produzione semplicemente disumani. Non comprare vestiti nuovi equivale al dischiudersi di un’infinità di scenari come saper utilizzare e sfruttare al meglio quello che già si ha nell’armadio oppure prediligere il riuso, tra second-hand e vintage. Potrebbe sembrare un’inutile goccia nel mare, ma non è affatto vero. Così facendo, ognuno di noi riduce il proprio apporto di carbonio aiutando l’atmosfera e limitando i rifiuti che manderà in discarica. Costruirete abitudini psicologiche sane, limiterete i rifiuti che mandate in discarica e preserverete i tuoi sudati guadagni dalle aziende che non forniscono ai loro lavoratori salari dignitosi e condizioni di lavoro sicure. La challenge social #NoBuy One year punta a sensibilizzare i consumatori e a far prendere loro coscienza di tutto ciò che c’è dietro i prezzi stracciati del fast fashion.

 

Noi di IGL abbiamo sposato da tempo tutte quelle iniziative che mirano a preservare le risorse naturali del pianeta. In primis, fornendo solo energia verde 100% certificata, ma anche collaborando con marchi nazionali e internazionali con la nostra stessa visione del mondo, con aziende che condividono la nostra passione per uno stile di vita sostenibile. Quindi, non possiamo che fare il tifo per questa challenge “No buy One year”, e magari confrontarci nel 2025 per capire insieme com’è andata veramente. Buona sfida a tutti!

Termini e Condizioni